Nei giorni precedenti si è scatenata una vera e propria tempesta sul Logo vincitore del concorso “Pistoia Città della Cultura 2017”.
Il post che stai per leggere non è una critica al popolo, né tanto meno l’ennesimo tentativo di dar voce ad uno schieramento.
Il mio intento è quello di fornirti una base razionale su cui valutare un logo nella maniera più professionale possibile. Se alla fine deciderai che il tuo giudizio non debba mutare, io non ti giudicherò, ma almeno avrai acquisito una consapevolezza più profonta sull’argomento.
Stop. Leggi assolutamente quanto scritto di seguito.
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Probabilmente non hai il tempo per leggere tutto questo post, poiché la soglia di attenzione di un utente medio è inferiore agli otto secondi. Quindi è un miracolo se tu ed io riusciamo a finire di leggere un tweet, prima di passare a fare qualcosa di diverso.
Tutto questo è terribile, ma purtroppo il tempo non è infinito ed è giusto non dedicare troppi secondi ad ogni singola informazione.
Questa volta però ti chiedo di fare uno sforzo.
Cerca di porre molta attenzione nella lettura e soprattutto giungi fino al termine di questo ragionamento.
Bene, cominciamo.
Se è la prima volta che visiti il mio blog, di sicuro ti chiederai: ma chi è Andrea Tasselli? e soprattutto: perché questo tizio ha la presunzione di spiegarmi i motivi per cui un logo è bello, se a me e a gran parte dell’opinione pubblica non piace?
Eccoti servito.
Se digiti su google la keyword “creare un logo”, troverai il mio blog in 5-7 posizione su 7.800.000 milioni di risultati. Quindi almeno agli occhi del famoso motore di ricerca, ho un minimo di autorità a riguardo.
Ma soprattutto ho seguito un percorso di studi basato sulla grafica, e orami sono tre anni che lavoro come Graphic Designer.
Chiarito il concetto, andiamo ad analizzare il succo della questione.
#1 Concetto: un logo è la sintesi di un ragionamento, non un’illustrazione (leggi attentamente il paragrafo)
Cosa significa “sintesi di un ragionamento”?
Secondo i principi della brand identity, un logo dev’essere:
- Semplice
- Atemporale
- Versatile
- Memorabile
- Appropriato
Secondo il principio di semplicità, un logo deve essere di facile lettura – immediata, direi – e quindi dev’essere riconosciuto anche in un cartellone stradale, mentre la tua auto sfreccia a 120 Km/h.
Per questo motivo è ovvio che un logo di una città non possa contenere il Duomo, il battistero, una piazza, una pianta, e magari anche l’immagine di Pinocchio.
Questo non è un logo; tutt’al più può essere un’illustrazione.
Secondo il principio di Atemporalità, un logo dev’essere senza tempo: deve piacere oggi, come tra 20 anni.
Pensa ai loghi più famosi: Coca Cola, Nike, Apple. Tutti questi esempi comunicativi sono funzionali oggi, come lo erano anni fa. Quindi è essenziale che la realizzazione di un progetto di marchio, prescinda dalle tendenze del momento.
Secondo il principio di versatilità, un logo deve poter essere usato su di un tappo di bottiglia, fino ad un maxi cartellone pubblicitario; e, soprattutto, deve poter essere utilizzato anche in bianco e nero.
Quindi creare un design troppo complesso, con molti elementi sovrapposti, porta alla scorretta esecuzione del progetto.
Ora ti starai chiedendo: ma a che cosa serve realizzare un logo con una versatilità tale da poter essere riconoscibile anche in bianco e nero? Semplice: tal volta si rende necessario creare carta intestata e altri progetti cartacei, in cui il marchio possa essere fotocopiato in bianco e nero senza far perdere la propria riconoscibilità.
Versatile, inoltre, significa conseguentemente semplice, e questo permette di rispettare ancora meglio il primo principio.
Un logo memorabile è un logo che si stampa nella memoria (a tal proposito potremo aprire un forum di discussione e non arriveremo mai ad esaudire bene il concetto).
Ma per il senso del post, ti basterà capire che un logo deve avere una forte capacità comunicativa; tale, da essere impresso bene nella memoria di chi lo guarda.
Infine – e questo è il punto – un logo dev’essere appropriato.
Cosa significa appropriato?
Sicuramente un logo appropriato non è un accozzaglia di mille concetti, ma la sintesi degli stessi.
Appropriato, significa che esso deve contenere un concetto e che esso dev’essere comunicato.
Ma come si fa a sintetizzare una città in un logo??
Ecco il punto!
Non è possibile sintetizzare tutti i valori e le opere di una città in un unico logo.
Quindi, poniti quest’ulteriore domanda:
-
Cosa Diavolo Significa Il Logo Della Nike?
Se il logo ti ha fatto venire in mente una scarpa, o una tuta, ti chiedo scusa per questo post e ti consiglio di smettere di leggere. Se invece il tuo cervello funziona correttamente, ti sarai reso conto che un logo non deve essere una stilizzazione di un oggetto o di un campanile; dev’essere una sintesi di un’idea comunicativa.
Conosci la storia del marchio Nike?
Il logo fu realizzato da Carolyn Davidson una studentessa a cui fu commissionato il lavoro nel 1971. Esso è stato rinominato come “Swoosh”, proprio alla sua potentissima capacità comunicativa: il dinamismo e la velocità; proprio come una pallina da tennis che passa veloce da una parte all’altra del campo. Pare, inoltre, che il logo sia stato realizzato prendendo ispirazione dalla ellenica dea alata della vittoria.
Quindi: anche se il logo della Nike non è una scarpa, esso comunica perfettamente il concept del suo brand.
Se avrai la pazienza di navigare nei più importanti siti di graphic designer del mondo, ti renderai conto che nessuno di essi progetta loghi dal significato immediato (come ad esempio un cono gelato, per una gelateria).
Ognuno parte da bozze anche banali, ma poi evolve il progetto di più, fino ad arrivare alla sintesi delle proprie idee: ed ecco il progetto finito.
Ora il punto è: il logo vincitore rispecchia tutti i principi sopra descritti?
La risposta è sì. Se non sei d’accordo dai un’occhiata alle immagini che ho elaborato per chiarirti meglio il concetto.
#2 Concetto: per realizzare un logo servono competenze che non tutti hanno.
Ammetto che il ragionamento fatto precedentemente può essere opinabile, ma non questo.
Chiunque pensi che per realizzare un logo come quello che ha vinto questo concorso non servano competenze specifiche, si sbaglia di grosso.
La realizzazione di un marchio richiede una fase progettuale molto delicata.
Sebbene progettare un logo non sia difficile come progettare un edificio o un software, è indispensabile avere conoscenze tecniche per l’uso di programmi vettoriali come Illustrator.
A proposito: se non sai cosa sia la grafica vettoriale, al momento non puoi progettare un logo.
Quindi, almeno da questo punto di vista: quesitone chiusa.
#3 Concetto: Un logo può rispettare i principi del brand identity, ma essere brutto (ma non è questo il caso).
Com’è noto, non sempre il rispetto delle regole porta ottimi risultati.
Probabilmente degli oltre 180 loghi presentati al concorso, il 90% rispettavano tutti i principi essenziali, ma ovviamente alcuni erano migliori degli altri.
Allora chiediti: come posso stabilire se un logo è appropriato/non appropriato, bello/brutto?
Personalmente ritengo che per valutare un progetto del genere, serva essenzialmente dare un voto a due concetti chiave:
#1 Idea creativa
#2 Esecuzione tecnica
L’idea creativa, è il ragionamento che ha portato a creare un logo specifico.
L’esecuzione tecnica, è la capacità di rendere l’idea concreta.
Idea creativa
Fortunatamente, ho partecipato anch’io al bando per il Logo di Pistoia Capitale della Cultura 2017 e destino ha voluto che la mia idea creativa, fosse molto simile a quella delle tre ragazze che hanno vinto.
Io ho disegnato centinaia di bozze, utilizzando tutte le banalità che mi venivano in mente: ho tentato anche con il Duomo. Ma Pistoia non può e non deve essere banale.
Quindi mi sono rifatto alla forma caratteristica della prima cinta muraria.
Da questa idea, mi sono immaginato che i quattro lati della cinta potessero essere le braccia di quattro persone che si stringono in un abbraccio.
Da qui: Pistoia la città dell’accoglienza.
In questo modo non solo ho inserito un elemento tipico della cultura Pistoiese, le mura, ma ho anche ripreso il tema della storica accoglienza di Pistoia: con l’ospedale del Ceppo che ospitava i Pellegrini che giungevano nella nostra città passando dalla Via Francigena.
Nonostante il logo vincitore metta in evidenza la forma delle mura, le tre ragazze vincitrici hanno evitato di rappresentare le mura per evitare di rilegare Pistoia al suo interno, lasciando un messaggio di apertura e di libertà.
Di seguito puoi osservare il mio progetto a fianco del vincitore.
Tutto questo è la prova evidente che il passaggio mentale fatto dai progettisti, sia simile al mio; ma, con il merito di aver abbattuto uno dei limiti imposti da sempre dall’essere umano: i confini.
Diciamo quindi che come idea creativa ci siamo, anzi stiamo parlando di un ragionamento molto ben elaborato e soprattutto non scontato.
Idea creativa_voto: 9/10
Sono di parte, lo so. Ma a me come idea creativa piace davvero moltissimo.
Esecuzione tecnica
Passiamo all’esecuzione tecnica.
Importante: da questo momento il logo sarà il “disegno”, mentre logotipo sarà il “testo”.
Ho sovrapposto personalmente il logo ad una carta del centro di Pistoia, e il risultato è perfetto.
Le linee risultano essere perfettamente coordinate e i gradienti eseguiti alla perfezione.
Il kerning del logotipo risulta essere ben eseguito, tranne per un leggero sbilanciamento (probabilmente voluto) delle lettere “OIA” rispetto a “PIST”.
I font utilizzati rispettano il principio di armonia, senza sbilanciamenti o contrasti.
Esecuzione tecnica_voto: 10/10
Ovviamente il voto dell’idea creativa è un voto personale, e ognuno farà le sue valutazioni. Mentre per quanto riguarda l’esecuzione tecnica, qui non si sbaglia: essa è assolutamente ben fatta.
La somma dei miei voti fa 19/20.
Questo significa che a mio modesto parere il logo ha tutte le carte in regola per rappresentare Pistoia come capitale della Cultura. Anzi, penso proprio che questo progetto abbia un potenziale altissimo.
Detto questo, è ovvio che il successo dell’evento non dipenda dal logo, ma da come verrà eseguito. Sarò Pistoia a dover dare il meglio di sé per restare impressa per sempre nelle persone che la visiteranno.
Come sempre è il valore del prodotto che potenzia l’identità del brand, non viceversa.
Grazie per l’attenzione.
Andrea
P.S mi fare molto piacere sapere come la pensi. Dimmelo scrivendo un commento qui sotto (puoi farlo anche in forma anonima, senza loggarti).
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