Quando si parla della realizzazione di un logo, s’intende il processo che parte dalla nascita di un idea concettuale, fino alla restituzione grafica della sua sintesi.
La prima volta che ho deciso di realizzare un logo, sapevo che avrei potuto creare qualcosa di magnifico. Parlando al bar con alcuni amici, ho scoperto che tutti avevano la mia stessa presunzione e che probabilmente il loro progetto sarebbe stato migliore del mio.
Decidemmo di creare un contest amichevole, in cui il migliore sarebbe stato utilizzato per una serata organizzata nella nostra provincia.
Carta e penna alla mano, e iniziammo a lavorare.
Arrivai primo, in quanto ero l’unico studente di Architettura che aveva a che fare quotidianamente con la grafica. Osservando i nostri loghi, però, ebbi l’impressione che fossimo tutti fuori strada.
Contattammo così una ragazza della zona che sapeva disegnare davvero bene. Le facemmo realizzare una bozza, e il risultato fu incredibilmente sorprendente: aveva spazzato via tutti i nostri loghi in un attimo.
Ma perché? Cosa aveva in più di noi?
Lei sapeva disegnare davvero bene.
Inizia i pensare che chi meglio destreggia l’arte del disegno, più probabilità avrà di creare un buon logo. La realtà però è un’altra.
Tornando a casa, decisi di elaborare la mia bozza tramite Photoshop. Scannerizzai il tutto e iniziai a modellare il progetto in via digitale. Il risultato fu un po’ deludente, forse perché non conoscevo ancora bene la teoria dei colori e non avevo una palette di colori in grado di funzionare, ma sicuramente avevo reso il mio logo incredibilmente migliore rispetto alla prima bozza.
Da allora studio le arti grafiche e i principi che permettono di trasformare un progetto mediocre in un progetto al top.
La grafica digitale ha permesso a tutti, anche a coloro che non destreggiano bene il disegno a mano, di creare progetti favolosi. Con il tempo ho imparato a utilizzare molto bene tutto il pacchetto Adobe, e adesso ho un Photoshop super pompato.
Su GraphicRiver ho acquistato alcune azioni di Photoshop in grado di trasformare una semplice immagine in qualcosa di favoloso. Ovviamente bisogna essere bravi anche ad usare questi strumenti, nonostante spesso facciano il 99% del lavoro al posto nostro.
Poi ho scoperto altri marketplace, che permettono di acquistare queste azioni a costi decisamente più accessibili.
Questa storia insegna subito la prima grande verità: non bisogna essere Giotto per creare un buon logo. Bisogna sapersi destreggiare bene con gli strumenti informatici.
Un regalo per te
Un regalo per te. Ho deciso di creare un logo così versatile da poter essere utilizzato in un vastissimo numero di attività. Se ti va di utilizzarlo, basta una condivisione e il logo sarà tuo (potrai modificarlo come vorrai). In questo modo potrai sostenermi e ricevere un bel regalo in cambio.
https://andreatasselli.net/wp-content/uploads/2016/03/Logo.psd
Logo Design
Il primo step per la realizzazione di un logo, è quello di prendere consapevolezza del messaggio da esprimere.
Il logo è la faccia di un’azienda. La rappresentazione grafica della storia del brand o della compagnia. Un logo non deve necessariamente indicare il tipo di prodotto o di servizio che l’azienda vende. Deve piuttosto raccontare qualcosa di specifico: l’identità del brand.
Un logo deve ricordare nell’attimo in cui lo guardi, il senso della tua attività.
Chi crea un’azienda, un’associazione o qualsiasi attività che debba possedere un logo, avrà senz’altro molta difficoltà a farsi notare tra la concorrenza. Per questo motivo, oggi più di ieri, è importante creare un marchio memorabile. Qualcosa che abbia la capacità di rimanere impresso nella mente delle persone che lo osservano; anche al primo colpo, viaggiando a 70,00Km/h su una strada statale.
Un pessimo logo parla in maniera pessima dell’azienda. Un buon logo, rende glamour anche il nulla.
La chiave per un successo duraturo, parte dalla scelta del logo. Su questo punto non ci sono dubbi.
Cos’è un logo
Un logo è ciò che identifica una società tramite un simbolo, firma o marchio. Un logo non è in grado di vendere i prodotti di una compagnia, ma nel lungo periodo il logo aiuta i consumatori a costruire fiducia con tali prodotti.
Ma l’aspetto più importante, riguarda il marketing: un logo è l’identificatore univoco di una società. In questo modo si può rammentare velocemente il senso della campagna, a chi è rivolta e soprattutto quale azienda la sponsorizza.
Facciamo un esempio
Immaginiamo di creare il logo di noi stessi. Preferiresti descriverti come: “il/la ragazzo/a dai capelli mori” o con il tuo vero nome?
Ovviamente tutti preferiscono essere chiamati per nome, proprio per la maggiore empatia che si riesce a raggiungere con la persona che ci sta di fronte.
Un logo non dovrebbe, quindi, descrivere ciò che l’azienda fa, ma piuttosto identificare il business rendendolo riconoscibile e memorabile.
Capisci perché un logo è importante?
Quando non conosci una persona abbastanza bene da poterla chiamare per nome, la identifichi per qualche suo dettaglio: “il ragazzo dai capelli lunghi e biondi”, “la ragazza seduta sempre al bar”, “il tizio dell’edicola”, ecc.
Più si inizia a conoscere la persona, e più facilmente la si chiama per nome.
Il logo, quindi, serve per far abituare le persone ad un business. Più le persone conosceranno un dettaglio del business (logo), più impareranno a chiamarlo per nome.
Realizzare un logo
Per realizzare un logo, quindi, bisogna prima capire qual è il dettaglio che vogliamo evidenziare della nostra azienda. Ricordi? “Il ragazzo dai capelli mori”..
La realizzazione di un logo dovrebbe essere organizzato sul messaggio di marca, proprio perché esso parla molto più di un business di quanto si pensi.
In un epoca segnata dall’influenza dei social, è necessario possedere un sito web che connetta a tutti questi mondi. Un logo sarà essenziale.
La regola dei due colori
Non più di due colori. Esatto, hai capito bene: Google ha sbagliato tutto nella progettazione del logo. Expo, pure.
Aspetta, facciamo un passo indietro. Il logo di Google è qualcosa di magnifico. Si è evoluto proprio nell’ultimo anno, passando da un font serif ad un san serif. Questo ha radicalmente modificato la percezione di un brand, passando all’ottica mobile first.
Adesso il logo è intuitivo, confortevole e giovane. Non opprime alla vista, e non richiama l’idea della multinazionale. Google è la nostra guida. La porta per il sapere di ogni cosa.
Ma i colori?
Il logo Google nasce grazie a Sergey Brin, uno dei fondatori della multinazionale, il quale ha utilizzato GIMP per realizzare la prima bozza. Ovviamente a quel tempo non era prospettabile un simile successo, e le nozioni di logo design di Sergey non potevano essere sufficienti affinché il risultato fosse coerente con i principi essenziali.
Successivamente Ruth Kedar, ha modificato l’aspetto del logo, utilizzando il font “Serif Catull”. Tuttavia la designer non ha modificato la quantità di colori, ma piuttosto ha scelto di proseguire sulla stessa strada, modificando il concept progettuale.
L’idea era quella di utilizzare i colori primari, per mantenere una coerenza giocosa e amichevole. Tuttavia è stato utilizzato anche un colore secondario sulla “L” per ribadire il concetto: “Google non segue le regole”.
Ma da tutto questo, cosa ne traiamo?
Il logo di Google è un logo ragionato, frutto di un’intuizione semplificata che si è trasformata in regola. Tutto questo ha permesso di realizzare un logo potente e in grado di fissarsi nella mente come pochi altri.
Ma i due colori, allora?
I due colori sono più un consiglio che una regola, e come per tutti i buoni consigli: è bene rispettarli. Google non segue le regole, e magari nemmeno tu. Tutto questo dimostra che anche nel logo design, esiste un margine molto ampio di movimento. Ebay, NBC e molte altre compagnie seguono questa strada.
Io stesso in alcuni loghi ho utilizzato il principio multicolor. Oggi più di ieri, infatti, molte aziende operano in più settori. Per questo l’utilizzo di più di due colori non è sbagliato.
Ovviamente, realizzare un logo con massimo due colori, fa sì che quest’ultimo possa fissarsi nella mente delle persone in maniera istantanea. La decodifica delle informazioni, infatti, percorre una strada molto più breve.
Schizzo preliminare
Un logo può essere realizzato direttamente da PC o MAC, utilizzando Photoshop o quello che vuoi. Tuttavia una bozza preliminare è molto importante per avere una maggiore liberà di movimento.
Un foglio bianco permette una creatività e una fantasia, molto difficili da raggiungere in assenza della libertà di movimento della penna.
Io utilizzo la bozza preliminare? No, preferisco la Tavoletta grafica.
In questo modo ho libertà di movimento, ma anche un progetto già digitale, per evitare ulteriori passaggi che possono rilevarsi molto fastidiosi.
Stop
Fermo un momento. Adesso sto per rilevarti il principio più importante nel mondo delle arti visuali.
Il principio KISS
“Keep it simple, stupid”. Cosa significa? Che bisogna farla semplice. Perché ogni sistema funziona meglio se è meno complesso. Stupido, è un aggettivo utilizzato alla stregua di “banale”, “sciocco”, proprio per affermare che un progetto dovrebbe essere elaborato nella sua forma più semplice.
Il mio professore di “Progettazione dei giardini”, ripeteva sempre: “Crea il caos, fino a raggiungere la sintesi estrema delle tue idee”.
Alcune varianti possono essere: “Meno è meglio”, “Crea più vuoto che pieno”.
Ci sono molti modi per esprimere questo concetto, ma l’idea non cambia: la fase iniziale di progettazione dev’essere caotica e piena di dettagli, mentre man mano che si arriva verso il risultato finale, tutto deve cambiare. Semplicità assoluta.
La bravura di un designer non si misura in quanto è bravo a creare un mondo, ma quanto è disposto a rinunciarvi per renderlo pulito.
Lo so, capita anche a me di guardare un progetto, e di vederlo bello così com’è.
In vista del concorso per la realizzazione del logo di “Pistoia Città della Cultura” ho realizzato questo progetto preliminare. Personalmente ne vado fiero, ma questo non è un logo. Lo guardo e lo riguardo ma non so cosa togliere.
Poi ho deciso di rinunciare a qualcosa, e ancora a qualcos’altro. Con il tempo ho sintetizzato le mie idee e ho creato un logo.
Un po’ di teoria del colore.
Colori primari, colori secondari, spettro elettromagnetico. Tutte cose meravigliose che possono cambiare radicalmente il tuo modo di percepire il graphic design e le arti visive.
Se vuoi avere accesso a tutte queste informazioni (e moooolto altro ancora) allora iscriviti a questo gruppo e aspetta qualche mese. Verrà lanciato “Logo Industry”, il materiale necessario per intraprendere la strada del Logo Designers.
Detto questo, almeno per quanto riguarda la realizzazione di un logo, è importante sapere che:
- bisogna evitare colori brillanti, proprio per la difficoltà di percezione per gli occhi;
- evitare colori troppo chiari che possono scomparire su formati piccoli;
- progettare il logo in bianco e nero, per poi decidere successivamente i colori;
- tenere d’occhio la psicologia del colore.
Facendo un passettino più avanti, arriviamo alla psicologia del colore.
Cosa, più di un colore, influenza il nostro modo di compiere un’azione? Quando arrivi ad un semaforo ti fermi con il rosso, giusto?
Così, un colore può influenzare le nostre decisioni sugli acquisti, o sul tempo di permanenza in un locale.
Un tempo, quando McDonald’s andava alla grande, il colore dominante era il rosso. Tale colore, infatti, induceva l’utente ad avere fretta nel consumo. In questo modo c’erano sempre tavoli liberi e poche code alla cassa. Poi in Italia ci siamo sensibilizzati ai cambiamenti climatici e alle questioni ecologiche. E guarda un po’? Il logo è diventato verde.
Cosa sono i colori?
Un po’ di storia..
Tutto l’universo è costituito da particelle, le quali si trovano sotto il principio di dualità onda-particella. Ora, non è questa la sede per comprendere questo grande segreto della fisica, ma sarà sufficiente capire che una particella di luce (fotone), può trovarsi contemporaneamente sotto una realtà di onda. Le onde elettromagnetiche vengono percepite dall’occhio umano sotto forma di colori. A seconda della lunghezza d’onda, infatti, il cervello decodifica un segnale differente e lo tramuta in un colore. Noi non distinguiamo tutta la gamma dello spettro elettromagnetico, ma possiamo osservare un buon numero di colori.
Tutta questa meraviglia, è in grado di produrre effetti strabilianti grazie alle combinazioni.
Goethe fu il primo a studiare i colori sotto questo punto di vista, e le sue scoperte furono impressionanti.
Secondo il principio di polarità, ad esempio, osservando un colore intenso molto attentamente, l’occhio umano produrrà il suo colore complementare, rispettando la tendenza propria di ogni realtà, dalla più piccola alla più grande, a risolversi nel suo contrario.
Osserva attentamente questo verde per qualche secondo e poi volgi lo sguardo su una superficie bianca.
Altro caso interessante, riguarda lo sfondo su cui si trova un colore, e la differenza di percezione che ne provoca.
Inserendo il grigio su uno sfondo rosso, lo si rende più chiaro e leggermente verdastro (alla percezione) rispetto ad uno sfondo blu.
Ma perché tutte queste cose?
Perché per creare un buon logo, si deve stare molto attenti alle combinazioni dei colori, e all’intensità che si utilizza.
Associare alcune tonalità di rosso e di verde, ad esempio, genera una cattiva percezione del lavoro.
Realizzare un logo: Scelta del font
Se anche tu hai problemi durante la scelta del font, allora confortati sapendo che solitamente testo un centinaio di font prima di trovare quello giusto.
A mio avviso è una questione istintiva. Un bravo designer quando trova il font giusto ha un sussulto al cuore. Quando è amore, allora il font è quello perfetto.
Ovviamente i test per la scelta non devono soffermarsi solo nel cambiare font, ma devono volgere lo sguardo alla spaziatura, dimensione, peso e a tutte le varianti possibili.
Il segreto più grande.
Un font bizzarro non dev’essere utilizzato. Un font troppo particolare (almeno che non si parli di lettering), non dev’essere utilizzato.
Ma che font usano le più grandi aziende del mondo?
Motorola, Oral-B, Nestlè, Panasonic, Parmalat, Saab, Tamoil, Toyota, Bayer, Agip, Aprilia, Ducati, Calzedonia, Fiat, FIFA, Kawasaki, Intel, Fendi, Lufthansa, ecc. ecc.
Sai cosa hanno in comune? Helvetica. Font ideato nel 1957 da Eduard Hoffmann e realizzato da Max Alfons Miedinger. Helvetica è un font serif sans, che ha rivoluzionato completamente l’utilizzo dei font nei loghi. Fu un’onda emotiva che colpì moltissime aziende: per la precisione, il 21% delle aziende mondiali utilizzano Helvetica.
Il resto dei loghi utilizza comunque un font serif sans, ovvero senza tratti terminali.
Ho selezionato un articolo in cui vengono raggruppati i 100 migliori fonts di sempre. Per sapere di cosa si tratta ti chiedo solo una condivisione per sostenermi.
Dai un’occhiata ai 100 migliori fontsEffetti speciali
Semplice è bello. Caos è pessimo. Photoshop permette di fare cose inimmaginabili e probabilmente ne sei un esperto. Tuttavia, oltre al divertimento, gli effetti speciali non devono avere un riscontro reale sul logo. O meglio: il logo non deve diventare dipendete da questi effetti.
Ovviamente, le sfumature, le ombre e tutte quelle cose bellissime possono essere utilizzate all’interno di un logo, ma oltre ad essere ben equilibrate, non devono rendere il logo dipendente da loro stesse. Insomma, il logo deve esistere anche senza di loro.
Attenzione agli epic fail
Decidiamo di creare un tempio giapponese molto stilizzato per rappresentare un’idea di conoscenza e di studio. Creiamo anche un bel sole all’alba, per identificare l’oriente. Uniamo i due concetti in maniera istantanea e otteniamo un bellissimo logo per l’Institute of Oriental Studies. Ottimo lavoro, no? No, decisamente no.
Quello che abbiamo ottenuto è una perfetta rappresentazione di una penetrazione.
Ora, esistono molti esempi di loghi voluti. E probabilmente il designer anche in questo caso ha voluto giocare con la grafica. Tuttavia, esagerando con l’idea, ha creato un logo che non maschera un messaggio subliminale, ma rende istantanea la percezione negativa del logo.
A-syle, invece, è un esempio di come un marchio importante può nascondere (nemmeno più di tanto), un messaggio provocatorio, generando viralità e attrattiva.
A-style è un logo molto ambiguo, ma che ha raggiunto il suo obiettivo alla perfezione.
Quanto costa un logo?
Un logo può avere prezzi di più fasce di prezzo. Il redesign del logo Pepsi è stato venduto a 1000000$ nel 2008 da Arnell group.
Ma un logo vale davvero così tanto? Per giustificare tale cifra, la Arnell group ha presentato un PDF (che puoi scaricare qui) in cui afferma di aver svolto un lavoro di studio e progettazione stupefacente. Ispirandosi in primo acchito alla spirale aurea (e qui ci possiamo stare), fino a tirare in ballo strane questioni sul campo magnetico terrestre.
Ora, il redesign di un logo del genere può avere un costo così enorme ed essere giustificato. Tuttavia, spesso si incastrano questioni scientifiche, filosofiche e di varie nature, in maniera perfetta all’interno delle proprie creazioni.
Se qualsiasi progettista decidesse di fare una analisi di un logo, sarebbe sicuramente in grado di elaborare una serie di coincidenze ottimali per provare le tesi più assurde.
Quanto conta veramente un buon logo?
Molti imprenditori scelgono la strada della qualità. In Italia, in particolar modo, le aziende generano prodotti e servizi spesso eccellenti.
L’errore più grande che possono commettere questi imprenditori, è quello di realizzare un pessimo comparto grafico. Siti web scadenti, volantini inguardabili e cosa peggiore di tutte, un logo terribile.
Il logo è come un primo sguardo. Osservando una persona mai vista prima, l’essere umano ne dà subito un giudizio. Osservando il logo di un’azienda, accade la stessa cosa. Hai un buon logo? le persone si fideranno dei tuoi prodotti o servizi in ogni caso. Hai un pessimo logo? Le persone penseranno che tu venda spazzatura.
Ovviamente non è sempre così. Esistono realtà talmente radicate che non hanno bisogno di ottimi loghi. Tuttavia, anche per queste nicchie, il miglioramento del logo potrebbe portare innumerevoli benefici.
In fondo non si tratta di investire un milione di euro come ha fatto la Pepsi. Basta scegliere in maniera corretta il designer, e con un piccolo investimento si possono ottenere risultati fantastici.
Pensa a come sarebbero le più grandi multinazionali se i loro loghi fossero stati creati così..
I 5 principi del logo design
Come già descritto nelle guide precedenti, un logo dev’essere:
– Semplice
– Memorabile
– Senza tempo
– Versatile
– Appropriato
Semplice
La semplicità di un logo lo rende anche versatile e memorabile.
La decodifica delle informazioni di un logo semplice lo rendono visibile e di facile memoria, fin da subito.
Un logo troppo complesso, rischia di diventare un’illustrazione, perdendo la sua natura.
Memorabile
Un logo diventa memorabile, quanto è semplice e appropriato. Tuttavia, per essere appropriato un logo deve esprimere il concetto fondamentale dell’azienda. Da questo punto di vista, dunque, si può comprendere quanto tutti questi concetti siano importanti ma non definitivi: molto spesso è difficile utilizzare un elemento appropriato per descrivere concetti complessi. Per questo tal volta il logo è un simbolo che non ha a che fare direttamente con l’azienda. Tuttavia, quando il richiamo mentale è perfettamente adeguato alla tipologia, allora si ottiene comunque un logo memorabile.
Senza tempo
Forse la parte più difficile per la progettazione di un logo è renderlo senza tempo. Questo significa che un logo dovrà essere bello oggi, così come tra 100 anni. Per questo motivo, utilizzare un design identificativo di una certa epoca, è senza dubbio un errore da non commettere (almeno che il logo non debba avere vita breve).
Versatile
Questo concetto è il più semplice da capire. Un logo dev’essere utilizzabile a tutte le dimensioni. Renderlo versatile, significa renderlo abbastanza semplice da poterlo utilizzare su di un tappo di bottiglia senza perderne i dettagli e su un cartellone pubblicitario senza dare l’impressione di una patacca.
Appropriato
Abbiamo già visto che spesso non è semplice utilizzare un simbolo direttamente collegato all’identità dell’azienda. Ma rendere un logo appropriato, non significa questo: significa inserirlo nel suo contesto. Un logo per una marca di abbigliamento per bambini potrà contenere colori vivaci e giocosi; uno destinato ad uno studio legale no.
La difficoltà di comprendere il lavoro di un designer.
Spesso i designer, gli architetti e tutti coloro che creano progetti con una buona dose di arte, sono vittime di critiche efferate. Non sai quante volte ho sentito discorsi da bar, del tipo: “hai speso tutti questi soldi per un disegno composto da tre linee, ma che sei matto?” Oppure: “l’architetto mi ha chiesto una cifra assurda, e alla fine mi ha consegnato un disegno che avrebbe potuto fare anche mio figlio”. Certo, come no. Al bar siamo tutti ingegneri aerospaziali, ma quando si arriva al dunque le cose cambiano.
Per arrivare a definire tre linee, si passa per centinaia, se non migliaia di linee. Il primo schizzo di “architettura del paesaggio” che ho creato, era un intreccio estremamente complesso vuoti e pieni. Avevo applicato in un solo progetto, tutti i principi che conoscevo sull’architettura e le arti visuali. Consegnai il progetto e il risultato fu più che deludente. Vidi progetti di altri studenti elogiati fino allo sfinimento, e il mio scartato a prima vista.
Così decisi di analizzare attentamente qual era la differenza tra il mio lavoro, e i lavori più premiati. E tutto si riassumeva in un solo concetto: il mio era troppo, ma gli altri non erano poco: erano semplicità derivata da un ragionamento.
Insomma, il segreto della progettazione è la sintesi. Si parte da un gran casino (che ai nostri occhi appare bello), ma lo si deve affinare fino a che non si arriva alla giusta definizione.
Ti lascio, ma non dimenticare di iscriverti al prelancio del corso!